Domenica mattina bollente, fremo in attesa dell’amato che viene finalmente a trovarmi (ho una passione malsana per Salvini).Va beh, è vero, era già venuto, ma poi mi ha lasciata per la verdina raccomandata. Una visita breve e intensa, visto che il pesce a Fregene è più fresco e quindi andrà a mangiare lì.Mi vesto tutta di rosso, scarpe, accessori, rossetto, orecchini, bracciale… tutto rosso, un rosso che piaceva a mio zio Josef er Baffone. Arrivo in piazza, vedo il palco e immagino un comizio. Che sollievo quando un amico di destra mi dice che non era allestito per Matt, ma per la partita di stasera! Mi giro e in un angolo della piazza vedo un gruppo di gente abbronzata e ammucchiata intorno a un tavolo e un manifesto con la faccia dell’amato e uno slogan ad cazzum a favore dell’ennesima legge inutile che non verrà applicata, ma che piace tanto a quelli che non rispettano le leggi, ma firmano per averle. In effetti non tutti avevano la mascherina, ma stavano vicini vicini. Troppa gente per i miei gusti, ma meno delle forze armate che mi hanno puntato quasi subito. Il rosso mi dona. Gli assembramenti non mi sono mai piaciuti, figuriamoci ora che sono vietati, e soprattutto essere circondata dai fan di Matt mi crea una sensazione diversamente gradevole. Eh no, non è la gelosia!Decido di fermarmi in mezzo alla piazza, a debita distanza e ammirare il paesaggio, scattare qualche foto alla fauna di destra locale poi andare a guardare il mare infinito come l’ignoranza dei laziali che votano uno che li considera esseri inferiori perché nati sotto il Po. Purtroppo dura poco la solitudine. Mi riconoscono diversi amici/conoscenti di destra, qualcuno degli organizzatori dell’evento, dei giornalisti, diversi elettori del baciacrocefissi ecc. Decido che è una fortuna nonché una tutela, visto che la città è piena di esponenti di tutte le forze dell’ordine e molte delle persone presenti ricordano vagamente Hulk (ma non vestito di verde). Non tutti i leghisti escono col verde. Alla faccia di quelli che conoscono la “vera” me, diversa da quella “virtuale”, affronto temi quali “aborto, eutanasia, legalizzazione delle droghe leggere” con un assessore di destra e rimango colpita (non in testa, è un amico! ) dalle risposte sensate e condivisibili al 100%. La dimostrazione che sono di destra, ovvio! (Anticipo i commenti dei soliti che conoscono la “vera” me). Non contenta, cerco di attirare l’attenzione delle forze d’ordine sugli assembramenti, ma ottengo solo lo sguardo di un baffone in divisa che mi si piazza dietro e non mi molla finché non lascio la scena del crimine. Nemmeno lui ha resistito al mio lato B(alcanico). Ridendo e scherzando, quando trolli, il tempo ti vola. Se non fosse per i giornalisti, non mi sarei accorta che il mio amato stava ritardando. Approfitto per affrontare il tema culturale del momento nella ridente cittadina dove non succede niente: dove è morto Caravaggio. Tranquillizzo quindi i presenti spiegando loro che Matt si è fermato più del dovuto a Orbetello perché è andato a controllare se ci fossero delle prove che il Merisi fosse deceduto lì, prima di venire a vedere l’ultimo vero approdo del pittore. Mi complimento con gli artisti presenti per la loro bravura nel copiare le opere di quello che, se fosse vivo, sarebbe “un delinquente da rinchiudere e buttare la chiave”. Vai a capirli ‘sti artisti de destra!Cercavo facce amiche, militanti di sinistra, oppositori, rivoluzionari veri (non da tastiera come me), ma nulla. Forse dovrei farmi gli occhiali da vista? Alzo gli occhi al cielo. Ah no, alla fine qualcosa di sinistra riesco a vedere. Da un balcone, vedo spuntare due bandiere della pace e due striscioni che ricordano al mio Matt il debito di 49 milioni e il fatto che, nonostante gli slogan che colpiscono i lobotomizzati e gli opportunisti vari, il re è nudo. Riconosco il balcone, ma ascolto divertita le voci della piazza. Particolarmente esilarante l’interpretazione della stampa locale di un certo tipo (in fondo esiste un solo tipo, ma le sfumature sono leggermente diverse in base al giramento di fondi pubblici): “Potrei anche fotografare gli striscioni e pubblicarli, ma si vede che il palazzo ha bisogno di ristrutturazioni”. Non resisto: ” Potete rischiare, con il super bonus risolveranno”. Insiste: “Ci hanno provato, ma non si mettono d’accordo sul super bonus, tra estremisti di sinistra, grillini e leghisti”. Cerco di trovare il lato positivo: “Non sapevo fosse una palazzina così democratica! È bello scoprire che si convive tra diversi!”. La stampa mi gira le spalle. Ho sempre pensato che essere propositivi e solari non premia. Dovevo mantenere la mia solarità cinica, invece la mancanza d’affetto e la voglia di essere accettata dalla maggioranza incontentabile mi ha fregato. Ritorno dagli artisti giornalisti elettori e cerco di riprendere un dialogo civile, puntando su un argomento che non posso affrontare con i compagni perché, a differenza mia, sono contenti e soddisfatti del piano vaccinale (migliore al mondo e non migliorabile). Sarà perché il presidente della regione è di sinistra e parlare male della sanità pare brutto e/o può sembrare una campagna a favore dei suoi detrattori o, meglio, dei beoti del momento, i novax? Misteri. Il piano vaccinale è nazionale, ma vai a spiegarlo a chi sa tutto! Si staranno ancora leccando la ferita provocata da Zingaretti che, per salvare i commercianti morti di fame lombardi (le battaglie per salvare la classe operaia ci sono ancora), si è beccato il covid? Vorranno rimuovere il ricordo dei tagli sconsiderati fatti dallo stesso alla sanità laziale? Vero, adoro la retorica. Ma io sono ostinata, non mi voglio integrare e continuo a pensare che il piano vaccinale nazionale sia una lotteria e quindi cerco di capire cosa ne pensano quelli che non votano Zingaretti. Tutti scontenti, maledicono il sistema, si lamentano anche dell’accoglienza ricevuta nei centri vaccinali lontanissimi dove sono riusciti a prenotare per fortuna e nonostante il sistema efficace, del fatto che non riescono a prenotarsi nemmeno loro (non siamo tecnologici e fortunati come i compagni) ecc. Una signora mi spiega come è riuscita, grazie ai giusti canali e al marito, a diventare famosa nella Capitale e nella terra natia. Le faccio i complimenti e le chiedo com’è possibile che non sia riuscita però a prenotare il vaccino. Non sa che dirmi. Cerco di consolarla: io ho provato per oltre tre settimane e non sono riuscita a trovare un vaccino qui, devo andare a Civitavecchia. È una lotteria! ” Lei, sollevata: ” Brava, proprio un lotteria. Io nemmeno cercavo qui. Mio marito è andato a Valmontone, i miei figli devono andare anche loro lontano. È così, ci sono problemi ma nessuno ne parla”. Non riesco a trattenermi: ” Se non lo fate voi che siete giornalisti, chi lo dovrebbe fare? ” E niente, nemmeno da questa parte troverò l’appoggio. Abbasso lo sguardo dagli striscioni che mi hanno provocato tanta “gioia” – come direbbe lo psicologo col cashemirino – e mi trovo dietro il baffone in divisa e davanti quello che entrerà nella storia locale per averci portato la lega a km 0. Stringe la bandiera leghista e guarda con rabbia e frustrazione il balcone con gli striscioni che sventolano indisturbati sopra la testa di tutti i presenti. Non sarà morale, ma provo un piccolo orgasmo davanti a questa scena pietosa, ma anche pornografica. Ognuno ha le sue perversioni. Io le confesso anche. Godo anche perché sono felice di conoscere l’autore degli striscioni con cui spesso ho discusso per motivi politici, ma con cui ci si ritrova spesso “dalla parte giusta”. Come questa volta. Gli altri oppositori stavano in chiesa, al mare, rintanati per non fare numero in piazza, nascosti per non dare soddisfazione a Salvini o perché avevano altro da fare la domenica? Erano quattro gatti anche loro, togliendo le forze d’ordine, gli organizzatori e i curiosi, ma Salvini in piazza ci va lo stesso. E prende voti.
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